Fonte: http://www.strategic-culture.org/pview/2010/10/07/elections-in-brazil-and-the-us-intelligence-community.html 07.10.2010
Sembrava sospetto recentemente che Washington, che tende a denigrare senza ritegno come “immature” le democrazie dell’America Latina e dei Caraibi, abbia fatto seri sforzi per dimostrare rispetto verso il Brasile. L’Amministrazione di G. Bush bollò come “immaturi” gli Stati latino-americani con regimi populisti e, in generale, tutti i paesi che mostrano un atto di sfida, difendendo i loro interessi nazionali dalla pressione degli Stati Uniti. Il Brasile non ha mai permesso di mettere il suo diritto alla sovranità e a una posizione indipendente nella politica internazionale in discussione, negli otto anni della presidenza di Luiz Inácio Lula da Silva, ed era ampiamente previsto che l’amministrazione di G. Bush, alla fine, avrebbe perso la pazienza e cercato di domare il leader brasiliano. Nulla del genere è successo, però, evidentemente perché gli USA si sentivano troppo gravati dai problemi con il Venezuela per rimanere bloccati in un conflitto supplementare in America Latina.
Parlando ai diplomatici e agli agenti dei servizi segreti presso l’Ambasciata degli Stati Uniti in Brasile, nel marzo 2010, la Segretaria di Stato Usa H. Clinton ha sottolineato: “Nell’Amministrazione Obama stiamo cercando di approfondire e ampliare i nostri legami con un certo numero di Paesi strategici, e Brasile è in cima alla lista. Questo è un paese che ha molta importanza. Ed è un paese che sta cercando disperatamente di mantenere la promessa fatta al suo popolo di un futuro migliore. E così, insieme, gli Stati Uniti e Brasile devono aprire la strada per i popoli di questo emisfero“.
È interessante notare che H. Clinton ha accreditato il Brasile con niente di meno che il diritto di indicare la strada alle altre nazioni, anche se alla pari con Washington. Per quest’ultima, la strada è quella di sopprimere qualsiasi iniziativa socialista in tutto il continente, di astenersi dall’unirsi ai progetti di integrazione regionale, a meno che siano patrocinate dagli Stati Uniti, di opporsi agli sforzi dei populisti volti a formare un blocco della difesa latino-americano, e di ostacolare la crescente espansione economica cinese.
Gli USA hanno nominato l’ex capo del Dipartimento di Stato dell’Ufficio Affari dell’Emisfero Occidentale e diplomatico di peso con una reputazione di falco, Thomas A. Shannon, a nuovo ambasciatore in Brasile, alla vigilia delle elezioni nel paese. Ha cercato di convincere il presidente del Brasile ad allineare il paese agli Stati Uniti e ad adottare una politica internazionale meno indipendente. Washington ha offerto dei vantaggi al Brasile, come una cooperazione più ampia per la produzione di combustibile rinnovabile, acconsentire a stabilire una divisione della Boeing nel paese, e ha firmato una serie di accordi con le industrie della difesa brasiliane, compresa la Commissione di 200 aerei Tucano per l’aviazione degli Stati Uniti.
Il Presidente da Silva non ha dato seguito. Ha testardamente mantenuto la partnership con H. Chavez e E. Morales, è andato a L’Avana e a Teheran, ha condannato il colpo di Stato pro-USA in Honduras, e si è anche impegnato a sviluppare un settore energetico nucleare nazionale. Ha proposto Dilma Rousseff – una candidata che ci si aspetta segua allo stesso modo un corso indipendente- come suo successore. Allarmante per Washington, la Rousseff è usa essere vicina al partito comunista ed è stata membro della Vanguardia Armada Revolucionaria – in particolare, con lo pseudonimo di Giovanna d’Arco – negli anni ’70. Fu tradita da un agente del governo, arrestata, torturata con i metodi che la CIA ha insegnato presso la Scuola delle Americhe, e ha dovuto passare tre anni in carcere. Di conseguenza, anche decenni dopo, la Rousseff non è una persona che realisticamente dovrebbe essere una grande fan degli Stati Uniti.
La campagna della Rousseff ha gradualmente acquistato slancio e i sondaggi cominciano a darle il vantaggio nella gara col candidato di destra José Serra. I giornalisti amici degli USA e gli agenti della CIA, hanno sondato la sua disponibilità a stringere un accordo segreto con Washington e, prevedibilmente, hanno scoperto che non vi è alcuna possibilità per il piano, avendo la Rousseff fermamente giurato fedeltà al corso del presidente da Silva. La CIA ha reagito tentando di screditare la Rousseff, e immediatamente è riemerso il mito sul suo estremismo. Hanno riportato alla luce degli informatori della polizia, che hanno proposto come “testimoni” del suo coinvolgimento nelle rapine in banca, con l’intendo di prendere i soldi per sostenere il terrorismo in Brasile. I media conservatori hanno iniziato una guerra dei sondaggi e propagandato con un coro pro-USA José Serra, come un candidato incontestato e la Rousseff – come una rivale puramente nominale. La situazione tuttavia si è stabilizzata e la Rousseff, infine, è emersa come leader grazie alla personale campagna di sostegno del presidente da Silva.
Il punteggio della Rousseff è sceso del 3-4%, impedendole di essere la vincitrice al primo turno delle elezioni. L’esito del ballottaggio dipenderà in gran parte dai sostenitori di Marina Silva Vaz de Lima, del Partito Verde, che è uscita terza alle elezioni con il 19% dei voti. La battaglia sui sostenitori del partito dei Verdi è in corso, e l’oscura squadra di Shannon, senza dubbio, farà del suo meglio per sostenere un’alleanza tra Serra e Silva.
Il gruppo della Rousseff ha visibilmente temperato il suo trionfalismo iniziale – il ballottaggio è un gioco difficile, e gli avversari del loro candidato sono implicitamente sostenuti dal potente impero, pieno di risorse, che è noto per avere regolarmente spinto dei candidati senza speranza verso la vittoria. I media del Brasile – l’azienda O’Globo media, l’editore Abril, giornali autorevoli come Folha de Sao Paulo, e la rivista Veja – sono impegnati nel lavaggio del cervello degli elettori del paese.
Il team di Shannon si trova ad affrontare la missione di aiutare le “forze fresche“, meno incline alla sfida nel trattare con Washington, ad ottenere il controllo sul potere in Brasile. Da questo punto di vista, proprio il giocatore giusto è il Partito dei Verdi, in cui gli agenti della CIA hanno da tempo acquisito posizioni importanti, con gli Stati Uniti tradizionalmente interessati ai problemi ecologici del bacino amazzonico. Al momento la CIA sta corteggiando i leader e gli attivisti Verdi, parallelamente esigendo promesse di posizioni per loro, presso il futuro governo provenienti, per i manager dalla campagna della Serra. Washington deve compiere un lavoro urgente, visto che Silva e il suo entourage pianificano di decidere, il 10 ottobre, su quale piatto della bilancia gettare il loro peso, per il ballottaggio. La Rousseff, d’altro canto, ha anche il potenziale per attrarre i sostenitori del partito dei Verdi, visto che la Serra era un membro del governo del presidente da Silva, fino al 2008.
La Cia impiega ex poliziotti brasiliani licenziati dai loro incarichi per vari motivi, per fare il lavoro sul campo, come sorveglianza, penetrare negli appartamenti, furti di dati informatici, e ricatti. Nella maggior parte dei casi, questi sono individui con tendenze di ultra-destra che considerano la Serra come loro candidata. I ministeri, servizi segreti, e il complesso militare-industriale del Brasile sono pesantemente infiltrati dagli agenti statunitensi. Il personale dell’Ambasciata e dei consolati degli Stati Uniti in Brasile, comprende circa 40 agenti di CIA, DEA, FBI e dell’intelligence dell’esercito, e Washington prevede di aprire 10 nuovi consolati nelle principali città del Brasile, come Manaus, in Amazzonia.
Mentre il Dipartimento di Stato USA riduce la rappresentanza diplomatica a livello mondiale, nello sforzo di tagliare la spesa del bilancio, il Brasile rimane un’eccezione alla regola. Il paese ha il potenziale per affermarsi come contrappeso geopolitico degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale, nei prossimi 15-20 anni, e le Amministrazioni degli Stati Uniti – sia repubblicane che democratiche – sono preoccupate dal compito di impedirle di prendere il ruolo.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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